QUALE CGIL?
Ho sempre pensato di partecipare alla Conferenza di organizzazione della CGIL, e per via del mio carattere deciso e determinato non ho certo intenzione di rinunciarci. Senza nulla togliere a chi invece partecipa, anche senza volerlo.
Sono una presenza o un’assenza indiscreta, come preferite: ma ci sono.
Il mio brevissimo passaggio in associazione, ormai tutti lo sanno, è stato intenso. Di quel passaggio sento ancora forte il peso, ancora ne avverto le emozioni, per sempre ne vivrò la gioia.
Perché fare sindacato è, deve essere gioia di offrire tutto se stessi al mondo del lavoro, alla società, alla famiglia. Commettere l’errore di pensare di essere giunti alla meta solo nel momento in cui si è conclusa una trattativa aziendale difficile è la cosa peggiore che tutti noi possiamo immaginare che ci accada. Credo anzi che sia l’ultima delle cose che un bravo sindacalista deve preoccuparsi di saper fare. E’ la buona condotta che è difficile da acquisire, è nell’apertura culturale il salto di qualità, è la cultura da inseguire, da acquisire, da diffondere. Nella vita può sempre capitare un colpo di fortuna che riguarda solo noi, circoscritto, limitato alla nostra sfera, mai potrà capitare di cambiare il ciclo della vita o di essere protagonisti di un cambiamento che coinvolga sfere più ampie della nostra se non si lavora col cuore e con la mente, in un insieme di regole e slanci di passione che solo una visione della vita aperta possono dare.
Questo l’ho imparato in CGIL.
Ed è questa CGIL che porto sempre con me e a cui non voglio rinunciare: quella fatta di cuori e menti illuminati. Quella che ride e piange tra il fumo delle sigarette. Quella che corre per non perdere l’aereo che ci riporta a casa. Quella che urla contro il precariato, quella che lo condanna davvero. Quella che non vuole invecchiare mai e magari non si tinge i capelli perché è giovane dentro; quella che ha sempre tempo. Quella che studia perché “volli, sempre volli, fortissimamente volli”. Quella che non si da per vinta. Quella che ha figli e figli di altri figli, e li cura tutti allo stesso modo, e a tutti vuole bene uguale. Quella delle fotografie senza le corna, ma tutti sorridenti. Quella che facciamo quadrato. Quella della lotta collettiva, motivata, consapevole, giusta. Quella che il valore è un valore, il merito è un merito. Quella che siamo tutti uguali. Quella che ti fa pensare “ma chi me l’ha fatto fare”, e poi lo rifai. Quella che essere lì, tutti insieme, vorresti che non finisse mai. Quella che ogni abbraccio è infinito. Quella che cammina tra la gente, quella dei luoghi di lavoro, quella delle fabbriche.
Quella che andarsene è stato un tuffo al cuore, quella che la nostalgia è sempre lì, quella che non riesci a dirlo perché hai il nodo in gola.
Questa è la CGIL che cambia il mondo, questa dovrà essere la CGIL del futuro. Ancora grazie.
Claudia Sechi
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